Adriana
Maturandi
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MATURANDI
Ai maturandi "licet insanire (semel in vita)"
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion liet è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
da "Il sabato del villaggio" di Giacomo Leopardi
Erano gli ultimi giorni dell'anno scolastico.
Per i ragazzi che stavano per affrontare gli esami di maturità erano giorni intensi: l’ansia per le prove, gli ultimi ripassi, la gioia per la fine degli studi, il piacere di stare ancora con i compagni, le attese e le paure per il dopo esami….ma per qualche giorno potevano ancora godere della protezione della scuola, ancora un po’ di spensieratezza, prima di affrontare il “mare magnum” della vita.
Mi trovavo nella classe seconda ed era già difficile ottenere attenzione, quando sentimmo un forte strepito provenire dalla adiacente classe quinta: risate, colpi, urla un po' soffocate, esclamazioni....Impossibile continuare la lezione. Mi alzai dalla cattedra, assunsi un "severo cipiglio" e a grandi passi mi avviai verso la classe quinta, spalancai la porta senza bussare (tanto non avrebbero sentito) e vidi.
Gli studenti erano tutti ammassati attorno all'armadio che si trovava in fondo alla classe contro la parete divisoria della seconda. Era uno scricchiolante armadio di metallo, grigio con delle fessure orizzontali, faceva rumore solo a sfiorarlo. Dentro l'armadio c'era Dario tutto rannicchiato, una compagna o un compagno introduceva una moneta e la richiesta di una canzone e Dario cantava.
Il mio "severo cipiglio" si dissolse immediatamente, evitai di pronunciare frasi quali: "Pensate a studiare!" "Pensate agli esami!" e tornai in seconda.
Descrissi agli allievi il "juke box" in uso in quinta. Le ragazze mi chiesero che cosa cantasse Dario, il loro mito. "Grazie dei fior " risposi.
"GRAZIE DEI FIOR !!!!!!"
La classe esplose in urla e risate "in gara" con quelle della quinta...Accorsero un bidello e un collega preoccupati per quanto potesse essere accaduto.
Salmo
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SALMO
Oh, come sono permeabili le frontiere umane!
Quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!
Devo menzionare qui uno a uno gli uccelli che trasvolano,
o che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss’anche un passero – la sua coda è già all’estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!
Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica,
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alle domande «Da dove?» e «Dove?»
Oh, afferrare con un solo sguardo tutta questa confusione,
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua
centomillesima foglia?
E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate,
viola i sacri limiti delle acque territoriali?
Come si può parlare d’un qualche ordine,
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?
E poi questo riprovevole diffondersi della nebbia!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!
Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.
Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.
Wislawa Szimborka
CATS STORY
Io non ho un gatto, ma quando vado nella casa di campagna, vengo accolta da alcuni amici felini.
Gatto Giuliano è un bellissimo e possente gattone tutto rosso con gli occhi verdi; senza fissa dimora, sempre sporco e arruffato è il bos incontrastato di un ben delimitato territorio. E' talmente forte e muscoloso che se lo accarezzi ti sembra di accarezzare un gatto di pietra, ma... piano con le carezze! all'improvviso potrebbe rivoltarsi e moderti.
".....bello impossibile... con gli occhi verdi e la sua bocca...."
Un giorno comparve un povero gatto grigio, ancora adolescente, magrissimo, affamatissimo e con un occhio semichiuso. Noi tutti del vicinato lo nutrimmo, lo accogliemmo e il gatto rimase.
Ma di che sesso era il gatto? A me sembrava una femmina, ma Roberto, nato in campagna stabilì con sicurezza che era un maschio.
Quando Giuliano cominciò a corteggiare selvaggiamente il gatto grigio, Roberto disse:"Giuliano ha perso la bussola, è diventato gay".
Il gatto grigio difese a lungo e strenuamente la sua illibatezza, per cui ci furono strepiti e fortissimi miagolii, procurandoci notti insonni, ma.... agli occhi verdi non si può resistere a lungo e presto il gatto divenne...Gatta Gilda.
Durante la gravidanza, Giuliano le concedeva il diritto di "Precedenza alla ciotola" e si sdraiava vicino a lei in attesa che finisse; Gilda aveva una fame atavica insaziabile per cui non gli lasciava neanche un croccantino, ma ogni volta che lo incontrava non mancava di dargli un bacino.
Avemmo due splendide cucciolate: la prima di quattro gattini la seconda di sei (tre rossi e tre grigi). Furono tutti felicemente adottati, tranne un bellissimo e affettuosissimo gattino rosso di nome Sole finito sotto un'automobile e la dolce Basilia che avrebbe dovuto rimanere con noi, i vicini, ma morì incomprensibilmente tra le mani della veterinaria prima ancora di praticarle un'iniezione. Altri, Ludmilla, Bianca, Tigre.... li vediamo spesso presso le famiglie adottive.
Ora Gilda non può più avere figli, ma ogni volta che lei e Giuliano si incontrano si scambiano un bacino, musino contro musino, e a volte se ne stanno a dormire un po' insieme sul mio divano.
Forse, i gatti possono essere maestri di vita.
QUANDO IL DESTINO INSISTE
Un giorno d'estate Gatta Gilda trovò un piccolo di lepre di poche settimane. Non pensò di mangiarselò come avrebbero fatto certi gattacci affamati, nè di giocarci come ama fare con lucerole e topolini, ma, presa da istinto materno, volle proteggerlo. Lo prese delicatamente per la collottola, come fanno le gatte per spostare i gattini, lo depositò in un angolo che le sembrava sicuro fra due muretti e si accolò vicino per sorvegliarlo.
Ad un certo momento dovette allontanarsi e... immediatamente si precipitò sul leprottino una gazza che rapida lo ghermì col suo robusto becco e riprese il volo. Il piccolo faceva un verso straziante, Gilda accorse e disperatamente inseguì la gazza, ma... si rese conto che i gatti non volano.. e abbandonò l'inseguimento.
La storia non finisce qui.
ll piccolo di lepre sfuggì dal becco della gazza e cadde proprio ai piedi dei vicini, Nella e Roberto, che stavano chiaccherando. Dopo un momento di sorpresa, raccolsero l'animaletto fra le mani. Era bellissimo morbido e rotondetto con delle grandi orecchie, faceva una immensa tenerezza. Roberto commosso e pieno di speranza decise di provare salvarlo e lo portò in casa. Lo depose in una scatola foderata di bambagia e cercò di nutrirlo con una siringa, ma il piccolo non mangiava. Telefonò alla veterinaria che gli consigliò di tentare con il latte di capra.
Fu inutile. Dopo qualche giorno di stenti il leprottino morì.
Motivazione
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MOTIVAZIONE
L'apprendimento si basa sulla motivazione
Molti anni fa....(1967), quando il mondo di Cesare Pavese era ancora vivo, fra le colline dove lo scrittore aveva trovato rifugio durante la guerra, c'era una piccola scuola elementare, in cui una giovane maestra si trovò ad insegnare per la prima volta, era una pluriclasse di dieci bambini, distribuiti fra le cinque classi.
Fra i due alunni di prima, Lucia era una bella bambina, con gli occhi neri e la frangetta lucente; aveva sempre il grembiulino stirato e il colletto candido. Imparò con facilità a leggere e a scrivere.
Claudio era piccolo di statura, con il maglione un po' consunto, sempre spettinato e con gli incisivi neri di carie. Nonostante il sincero impegno dell'insegnante, imparava lentamente e a fatica: in primavera riconosceva le lettere dell'alfabeto, ma non riusciva ad unirle, insomma non sapeva leggere e scrivere.
Un giorno, Lucia si alzò in piedi con un foglietto in mano e una grave denuncia da esporre: "Maestra!Claudio mi ha scritto un biglietto!" " HA SCRITTO !!!!????" si meravigliò la maestra "Che cosa ti ha scritto" chiese.La bambina lesse: "La Lucia ha un bel culo."
L'insegnante non controllò l'ortografia.
Anche tu sei collina
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Anche tu sei collina
Anche tu sei collina
e sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole.
C’è una terra che tace
e non è terra tua.
C’è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci son acque e campagne.
Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.
È una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
È una terra cattiva –
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna.
Ritroverai le nubi
e il canneto, e le voci
come un’ombra di luna.
Ritroverai parole
oltre la vita breve
e notturna dei giochi,
oltre l’infanzia accesa.
Sarà dolce tacere.
Sei la terra e la vigna.
Un acceso silenzio
brucerà la campagna
come i falò la sera.
Cesare Pavese
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