Io aspetto tutto l'anno le notti di primavera.
Sono notti brevi, dolci, piene di luci e di suoni.  

      Una sera di fine aprile, non riuscivo ad andare a dormire tanto era bello e continuavo a passeggiare fra il prato e l'orto.
Gatta Gilda mi accompagnava, (lei non si fida a lasciarmi andare in giro di notte da sola).
 Non mi seguiva come un cagnolino, ma mi gironzolava attorno, spesso si allontanava attratta da qualche lieve fruscio, qualche piccolo movimento nell'erba o da una pista olfattiva e poi tornava.
      L'aria era tiepida, non c'erano zanzare, guardavo le luci lontane e ascoltavo i canti della notte. Soprattutto mi piace sempre il largo e corale gracidare delle rane, che a momenti sembra cessare e poi riprende piano e poi di nuovo forte.... e su questa musica di base si inseriscono, i canti degli uccelli notturni, alcuni dolci e armoniosi, stupendi richiami d'amore, altri lamentosi o addirittura lugubri, ma nel complesso una bellissima sinfonia.
Mi propongo spesso di registrarli, ma poi preferisco semplicemente ascoltare.
E naturalmente non mancavano le stelle in quella limpida notte.
Scrutavo tra l'erba, perché a volte capita di vedere qualche rara lucciola.

    E fu colpa delle lucciole se cominciai a pensare alle sere di infanzia, quando le lucciole erano tante tante, e a ricordare con grande nostalgia un mondo che non c'è più, le persone che non ci sono più... e le cose che nella mia vita non sono riuscita a fare... e quelle che non potrò più fare...
E mi bloccai dentro una profonda tristezza e la bellezza della notte di primavera scomparve...
Ma ad un certo punto mi sentii sfiorare il polpaccio da Gatta Gilda, una lieve carezza e poi disse "miau", sì disse! Era un miau sottovoce, dolcissimo, pieno di comprensione, conteneva molti significati, soprattutto mi diceva:
              Torna qui.
E saltò via all'inseguimento di una bianca farfalla notturna.
           E la notte tornò a risplendere!


    
Qui


Non so come dove,
ma qui sulla Terra c’è parecchio di tutto.
Qui si producono sedie e tristezze,
forbicette, violini, sensibilità, transistor,
dighe, scherzi, tazzine.
Forse altrove c’è di tutto di più,
soltanto per ovvie ragioni là mancano dipinti,
cinescopi, ravioli, fazzoletti per lacrime.
Qui ci sono tanti posti con dintorni.
Alcuni puoi amarli in modo speciale,
chiamarli a modo tuo
e proteggere dal male.
Forse altrove ci sono luoghi simili,
però nessuno li ritiene belli.
Forse come in nessun luogo, o in pochi luoghi,
hai qui un tronco separato,
e con esso le cose occorrenti,
affinché ai bimbi altrui tu aggiunga i tuoi.
Inoltre hai braccia, gambe e una testa stupita.
L’ignoranza qui viene lavorata,
continuamente qualcosa calcola, confronta, misura,
estrae con ciò deduzioni e radici.
Lo so, lo so, che cosa pensi.
Niente qui di solido,
perché da sempre per sempre siamo in balìa della furia degli elementi.
Ma osservi – gli elementi si stancano facilmente
e debbono talvolta lungamente riposare
fino alla volta successiva.
E so che cosa pensi ancora.
Guerre, guerre, guerre.
Pure tra di esse capitano delle pause.
Attenti! – gli uomini sono cattivi.
Calma! – gli uomini sono buoni.
Stando sull’attenti non si produce nulla.
Nella calma col sudore della fronte si costruiscono le case
e presto vi si abita.
La vita sulla terra viene fuori abbastanza a buon mercato.
Per i sogni per esempio qui non paghi un centesimo.
Per le illusioni – solo quando svaniscono.
Per il possesso del corpo – soltanto con il corpo.
E se questo è ancora poco,
giri senza biglietto nella giostra dei pianeti,
insieme con essi, gratuitamente, nella bufera galattica,
in epoche così vertiginose,
che nulla qui sulla Terra ha neppure il tempo di tremare.
Allora osserva bene:
il tavolo sta dove stava,
sul tavolo il foglio, così come fu messo,
per la finestra socchiusa soltanto un buffo d’aria,
e nella parete nessuna grossa crepa,
per la quale dovunque ti soffierebbe.
                     
                             Wislawa Szymborska

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